Il linguaggio verbale nell’autismo: come comunicare?

Beatrice Ferrari
Terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva
4 minuti
Quali sono i problemi comunicativi che coinvolgono il linguaggio verbale nell’autismo? Ecco come agire su questa problematica.
Sommario

    La redazione di Emianopsia ha il piacere di ospitare la Dott.ssa Beatrice Ferrari, neuropsicomotricista dell’età evolutiva. La Dott.ssa Ferrari ci propone un approfondimento su il linguaggio verbale nell’autismo.

    La comunicazione

    L’atto comunicativo è un’azione che va verso l’altro, è il desiderio di inviare un messaggio, un mezzo per interagire con gli altri e modificare l’ambiente circostante. Serve principalmente per chiedere qualcosa: richiedere attenzione; rifiutare; dare informazioni; scegliere; commentare ed esprimere emozioni. Lo scambio, dare-ricevere, è alla base della comunicazione.

    Le modalità con cui il bambino comunica, che dipendono dal suo funzionamento, possono essere differenti:

    • motoria
    • gestuale
    • segni
    • vocale
    • immagini.

    Affinché ci sia comunicazione è necessario che la persona ne comprenda il significato e lo scopo.

    Sviluppare la comunicazione nell’autismo 

    La comunicazione verbale e non verbale, è essenzialmente astratta; il linguaggio verbale nell’autismo riscontra una certa difficoltà proprio perché le persone con autismo sono essenzialmente visive. Per favorire la comunicazione nelle persone con autismo sarebbe quindi opportuno utilizzare sistemi comunicativi visivi in cui il collegamento tra simbolo e significato sia molto evidente1.

    Una caratteristica comune per tutti i disturbi dello spettro autistico sembra riscontrarsi nel ritardo del linguaggio precoce, tranne che per la sindrome di Asperger che differisce per assenza di ritardo del linguaggio. Essendoci molti tipi di autismi, risulta difficile prevedere quando e se il linguaggio emerga in un bambino. Studi scientifici hanno però permesso di evidenziare alcuni indici per predire un incremento del vocabolario:

    • ampiezza del vocabolario al momento della prima consultazione
    • presenza di imitazione verbale
    • presenza del simbolo
    • numero di gesti per iniziare una condivisione
    • presenza di vocalizzazioni.

    Un intervento precoce e individualizzato permette di comprendere le modalità di comunicazione del bambino e garantirgli così di entrare in relazione con l’ambiente circostante.

    Problema di comunicazione

    La comunicazione linguistica sottende differenti capacità tra cui:

    • fonologia (capacità di elaborare i suoni)
    • sintassi (capacità di seguire regole grammaticali)
    • semantica (capacità di comprendere e creare significati)
    • pragmatica (capacità di utilizzare il linguaggio a scopo comunicativo).

    Nelle persone con autismo possono essere presenti problematiche nelle componenti sopra citate e anche nella comprensione. In tutte però vi è una difficoltà nella pragmatica verbale e non verbale, quindi nell’abilità ad usare il linguaggio in maniera funzionale nei diversi contesti di vita quotidiana. Si evidenzia una mancata corrispondenza tra linguaggio e contesto2.

    In età precoce si può osservare uno scarso interesse agli stimoli verbali e tendenza a non eseguire richieste su comando verbale. Tale manifestazione sembrerebbe dipendere da molti fattori tra cui:

    • inattenzione uditiva
    • reazione di chiusura a stimolazioni verbali
    • difficoltà a comprendere l’ambiente circostante.

    Una difficoltà nella comprensione potrebbe avere origine nell’impossibilità di utilizzare le abilità non verbali per decodificare il significato dei messaggi verbali, quindi nell’integrare l’informazione linguistica con la conoscenza del mondo.

    Tendenzialmente i bambini autistici non manifestano problematiche nell’articolazione dei suoni, ma si potrebbe osservare disprassia verbale o impaccio dei movimenti oro-motori, con conseguente ricaduta sul linguaggio espressivo.

    Nei bambini con autismo potrebbe essere presente l’ecolalia, cioè la ripetizione, con la stessa intonazione, di parole o frasi pronunciate da qualcun altro. Può essere immediata o differita, cioè può essere una riproduzione di qualcosa che è stato detto nell’immediato o di qualcosa sentito in passato. Alcuni studi recenti hanno individuato nell’ecolalia alcune funzioni comunicative tra cui:

    • l’asserzione
    • la presa di turno
    • la funzione di supporto al processamento linguistico3.

    Il linguaggio verbale nell’autismo: i trattamenti

    La scelta del sistema comunicativo deve essere personalizzata, dipende dalle caratteristiche della persona e dal suo livello cognitivo. Se la comunicazione è assente, è necessario incrementare l’interesse e motivazione del bambino verso l’ambiente. Si devono quindi potenziare le abilità di intersoggettività e di comprensione.

    Intersoggettività primaria

    L’intersoggettività primaria è la capacità del bambino di entrare in una relazione diretta con l’altro. È una relazione che dipende dalle componenti di:

    • orientamento
    • attivazione
    • attenzione
    • interesse per il viso umano
    • contatto oculare e capacità di alternarsi nei turni.

    Intersoggettività secondaria

    Questi prerequisiti permettono alla persona, nel momento in cui interagisce, di condividere con l’altro e collaborare. Si tratta quindi di intersoggettività secondaria che dipende da:

    • attenzione congiunta
    • imitazione
    • risposta al nome
    • emozione congiunta
    • scambio di turni.

    Comprensione

    Nel momento in cui il bambino inizia ad apprende il significato della comunicazione e manifesta intenzionalità comunicativa si possono inserire, se necessarie, immagini e fotografie che richiedono un livello cognitivo inferiore rispetto alla parola. Le immagini hanno il vantaggio di essere universali e quindi comprensibili a tutti.

    In alcune circostanze potrebbe essere opportuno utilizzare degli oggetti, che informino la persona circa quello che sta avvenendo (esempio consegnare una forchetta per comunicare alla persona che è ora di mangiare). L’oggetto concreto richiede infatti un basso livello di astrazione.

    Lingua dei segni

    Oltre ad un supporto visivo si possono insegnare al bambino dei gesti per comunicare i suoi bisogni. Si può attingere dalla Lingua dei segni (LIS) per associare un gesto ad una determinata parola. Non sempre i segni sono esattamente quelli utilizzati nella LIS, si possono modificare sulla base delle esigenze specifiche del bambino. Bisogna, infatti, considerare l’età, il livello cognitivo e le abilità di motricità fine.

    Nell’utilizzare i segni il bambino comunica immediatamente il suo bisogno, senza necessitare di un supporto esterno. Di contro, i segni non sono di immediata comprensione a chi non li conosce4.

    È fondamentale che gli strumenti inseriti all’interno della trattamento vengano condivisi con le figure di riferimento del bambino affinché le possa generalizzare e sia libero di comunicare in tutti i suoi contesti di vita.

    Ringraziamo la dott.ssa Ferrari per aver fatto luce su il linguaggio verbale nell’autismo. Per approfondire lo spettro autistico vi invitiamo a leggere l’articolo Autismo: un diverso funzionamento dell’individuo.

    Bibliografia

    1. Theo Peeters e Hilde De Clercq, 2015, Autismo, Uovonero
    2. L. Pfanner, R. Tancredi, M. Marcheschi, Comunicazione e linguaggio nei disturbi pervasivi dello sviluppo,  Giornale Neuropsichiatria Età Evolutiva 2008;28:59-74
    3. Ibid.
    4. AGSAS Onlus | Comunicazione aumentata alternativa.
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    Beatrice Ferrari
    Terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva
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