Maculopatia: sintomi, cause e varie tipologie

Chiara Spatafora
Ortottista e ottico presso Ottica Claro Italia
5 minuti
Il termine maculopatia racchiude molte patologie; siamo di fronte quindi a molteplici sintomi, ma la difficoltà del suo riconoscimento è data dalle fasi iniziali che spesso sono asintomatiche.
Sommario

    La redazione di Emianopsia ha il piacere di ospitare la Dott.ssa Chiara Spatafora: laureata in Ortottica e Assistenza Oftalmologica con ulteriore abilitazione in ottica. La Dott.ssa Spatafora ci propone un approfondimento incentrato sulla maculopatia.

    Che cos’è la maculopatia?

    Con questo termine intendiamo tutte quelle malattie che determinano un’alterazione della macula. La macula, a livello anatomico, corrisponde alla parte centrale del polo posteriore retinico: al suo interno troviamo i fotorecettori.

    Al livello della fovea è presente una concentrazione di coni, i fotorecettori deputati alla visione dei colori, questi si attivano in tutte le condizioni di luminosità. L’acuità visiva, nello specifico la massima acuità visiva, è riconducibile proprio alla funzionalità dei coni. Invece, spostandosi dalla zona centrale verso la periferia, diminuiscono i coni e aumentano i bastoncelli, i fotorecettori deputati alla visione notturna.

    I fotorecettori sono le cellule che hanno la particolare funzione di trasformare lo stimolo luminoso in un segnale visivo: il nostro modo di vedere dipende quindi dall’integrità di queste strutture.

    Tra i fattori di rischio significativi troviamo:

    • in primis l’etnia caucasica (nella popolazione africana si riduce notevolmente, mentre nella popolazione asiatica si ha il picco per la forma di maculopatia miopica)
    • colpisce prevalentemente il sesso femminile
    • l’età di esordio è sopra i 50 anni generalmente

    In Italia questa problematica colpisce circa il 2% della popolazione interessando oltre 1 milione di cittadini: di questi circa 300.000 persone sviluppano la forma più grave con la perdita completa e irreversibile della visione.

    Nel nostro paese sono stati condotti più studi per valutare la possibile correlazione tra posizione geografica nella penisola e sviluppo della malattia: su un campione di oltre 1000 cittadini che vivevano in aree urbane e in aree rurali è emerso che non ci sia una sostanziale differenza nella prognosi di questa patologia. Da questa ricerca è emerso che questa patologia non può essere direttamente collegata all’inquinamento ambientale o all’esposizione solare, i quali rimangono comunque fattori di rischio per altre patologie oculari come la cataratta.

    Quali sono i sintomi della maculopatia?

    Per quanto riguarda i sintomi questi possono essere molteplici e non di immediata interpretazione. Generalmente le fasi iniziali sono asintomatiche: il paziente affetto non riferisce nessun calo della vista e questo purtroppo ne ritarda la diagnosi. Per questo motivo è molto importante fare annualmente, sopra i 50 anni, una visita oculistica accurata.

    Quando la lesione anatomica diventa significativa iniziano i sintomi, tra cui troviamo:

    • calo dell’acuità visiva
    • metamorfopsia ovvero visione deformata degli oggetti, soprattutto nella forma di micropsia (le immagini sono rimpicciolite)
    • alterazione della sensibilità al contrasto, tipicamente il paziente riferisce di vedere peggio la sera;
    • difficoltà nella lettura causata da uno scotoma centrale nel campo visivo.

    Il processo diagnostico

    Gli esami diagnostici fondamentali non solo per la diagnosi, ma anche per il follow up sono:

    • esame del fondo oculare
    • OCT: rappresenta l’esame di elezione perché è un test non invasivo che permette una rapida osservazione dell’integrità della macula e degli altri strati retinici, utile per fare diagnosi differenziale e monitorare l’evoluzione della malattia
    • campo visivo: molto utile per riscontrare la lesione a carico dei fotorecettori, in particolare i coni, attraverso uno scotoma negativo centrale (in quella area circoscritta il paziente non riesce più a percepire un’immagine). Ricordiamo che è la macula a essere responsabile dell’acuità visiva, quindi, in caso di scotoma centrale ci sarà un grave calo della vista, purtroppo nella maggior parte dei casi non recuperabile
    • griglia di Amsler: test estremamente utile per la diagnosi in fase precoce, si avvale di una griglia con un riferimento centrale (solitamente un punto), se il paziente corretto con la gradazione da vicino, percepisce distorte le linee della griglia presenta già un importante segnale di compromissione maculare.

    Quanti tipi di maculopatie esistono?

    Esistono molte forme, la maggior parte acquisite, possiamo fare una principale classificazione tra le forme ereditarie che colpiscono in giovane età e quelle acquisite.

    Maculopatie ereditarie

    La più comune è la malattia di Stargardt: si tratta di una distrofia maculare bilaterale giovanile, si caratterizza per la presenza dei ‘’flecks’’ ovvero chiazze gialle di forma rotonda visibile nel fondo oculare. Causa la perdita della visione in entrambi gli occhi, attualmente non ci sono terapie, l’unico trattamento si basa sull’impiego di ausili per ipovedenti.

    Macupolatie acquisite

    Questo gruppo è molto più ampio, le più frequenti sono: la DMLE (la degenerazione maculare legata all’età), la miopica e quella derivata da farmaci.

    DMLE

    Forma più presente nella popolazione sopra i 60 anni, infatti, l’età è il principale fattore di rischio, seguono come fattori il sesso femminile e l’iride chiara.

    In una prima fase la malattia è asintomatica: nello stadio iniziale riscontriamo alterazione dell’epitelio pigmentato e i drusen (ovvero depositi lipidici visibili nel fondo oculare).

    I drusen possono essere distinti in duri e sierosi quest’ultimi sono indice di una prognosi più grave: più facilmente questa patologia sarà di tipo neovascolare con la formazione di essudati che complicano la malattia.

    La seconda fase si distingue in due forme: la forma secca (propriamente detta come ‘’atrofica’’) e la forma neovascolare. La forma atrofica è quella meno grave e più comune, ha generalmente un’evoluzione lenta: non esiste una terapia per arrestare la patologia, si ricorre a strumenti di ipovisione.

    Al contrario la DMLE essudativa evolve causando la perdita totale della visione, attualmente la terapia più usata è quella dell’iniezione intravitreale con farmaci Anti- VEGF. Questi farmaci bloccano la formazione dei nuovi vasi.

    Maculopatia miopica

    È una patologia che non ha come principale fattore di rischio l’età, ma lo sviluppo della lunghezza assiale dell’occhio: nei soggetti con miopie alte sono presenti lunghezze assiali del bulbo superiore alla norma (circa 25.5 mm). Si può sviluppare anche nei soggetti giovani, la terapia può prevedere intervento chirurgico in caso di foro maculare o iniezione di anti-VEGF in presenza di neovascolarizzazione coroideale.

    Maculopatia da farmaci

    Si tratta di una patologia acquisita causata dall’uso di alcuni farmaci, tra quelli più comuni troviamo: psicofarmaci per il trattamento della schizofrenia (ad esempio la tioridazina) e i farmaci antimalarici. In questo caso la principale terapia è la sospensione immediata dei farmaci.

    Il ruolo del supporto psicologico e degli ausili ottici

    Questa patologia porta spesso alla perdita della visione bilaterale: fondamentale quindi assistere i pazienti con un valido supporto psicologico e con la scelta di ausili ottici specifici per le esigenze della vita quotidiana.

    Con la maculopatia si può guidare?

    Nei casi più gravi, questa problematica può andare a compromettere anche la guida: per il rilascio o il rinnovo della patente B è necessario raggiungere almeno 7/10 binocularmente, in caso di patologia visiva sarà fondamentale non solo valutare l’acuità visiva, ma anche la sensibilità al contrasto e il campo visivo per patente.

    Nello specifico il campo visivo binoculare deve raggiungere sul piano orizzontale almeno 120 gradi, con estensione di almeno 50 gradi lateralmente e almeno di 20 gradi tra il basso e l’alto.

    Nei soggetti monocoli, che quindi hanno già perso l’acuità visiva in un occhio, si richiede che il candidato raggiunga almeno gli 8/10 con l’occhio funzionante (comprensibilmente insieme alla correzione ottica), per quanto riguarda il campo visivo monocolo deve avere un’estensione orizzontale di almeno 120 gradi, un’escursione di almeno 60 gradi lateralmente, 25 gradi verso l’alto e 30 gradi verso il basso.

    Ringraziamo la Dott.ssa Spatafora per questo approfondimento sulla maculopatia e vi consigliamo di recuperare il suo articolo “Edema maculare: visione offuscata e alterazione dei colori“.

    Bibliografia

    Tags correlati approfondimenti
    Chiara Spatafora
    Ortottista e ottico presso Ottica Claro Italia
    Creative Commons Attribuzione Non Commerciale Non opere derivate

    Sei libero di riprodurre quest'articolo ma devi citare: il sito emianopsia.com, il titolo e il link.

    Non puoi utilizzare il materiale per scopi commerciali o modificare l'articolo per creare opere derivate.

    Leggi i termini di licenza completi Creative Commons presso questa pagina.

    Share Condividi questo articolo:
    Facebook LinkedIn Telegram Twitter WhatsApp

    Potrebbe interessarti anche...

    La percezione cromatica e i test diagnostici
    La percezione cromatica e i test diagnostici

    La percezione dei colori arricchisce enormemente di dettagli ciò che osserviamo ma a volte può funzionare in modo anomalo. Scopriamo il processo psicofisico di visione dei colori, le cause dei deficit percettivi e i test specifici.

    Balbuzie: cos’è, sintomi, come affrontarla
    Balbuzie: cos’è, sintomi, come affrontarla

    Balbuzie: che cos’è, come distinguere i sintomi e come come migliorare la qualità della vita dei bambini e degli adulti.

    Strabismo: tipologie, sintomi e trattamenti
    Strabismo: tipologie, sintomi e trattamenti

    Le cause di questa problematica sono numerose, ognuna delle quali contribuisce a descrivere i tratti caratteristici delle varie tipologie di strabismo.

    Deficit dell’attenzione e iperattività: come riconoscerlo?
    Deficit dell’attenzione e iperattività: come riconoscerlo?

    Il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività può essere dovuto a una molteplicità di fattori, fra questi i più probabili hanno origine genetica.